Suor Sofia Chiesa

Rocca Imperiale (CS) 4 Settembre 1916 - Lodi 25 Ottobre 2024
La mitezza è la caratteristica che mi è venuta in mente pensando a suor Sofia: mite è la persona dolce, mansueta, gentile, come Gesù che durante la sua passione non rispondeva e non minacciava, perché «si affidava a colui che giudica con giustizia» (1 Pt 2,23).
Nella Scrittura la parola “mite” indica anche la persona che non ha proprietà terriere: e nella terza beatitudine Gesù promette ai miti che “avranno in eredità la terra”.
Papa Francesco in una sua catechesi sottolinea che “i miti non conquistano la terra ma la erediteranno. Quella terra è una promessa per il popolo di Dio e diventa segno di qualcosa di molto più grande di un territorio: una terra che è il Cielo, il luogo verso cui camminiamo: i cieli nuovi e la terra nuova! (cfr Ap 21,1).
Allora il mite è colui che ha ricevuto in eredità “la terra nuova” e come discepolo di Cristo ne custodisce la pace, la fraternità, la fiducia, la speranza.
Perché le persone miti sono persone misericordiose, fraterne, fiduciose e piene di speranza” (Papa Francesco).
Ed è alla luce di queste riflessioni che ricordo suor Sofia, quando negli anni sessanta e settanta è stata nella comunità di Ramera, mentre io frequentavo l’Asilo parrocchiale e poi l’Oratorio.
Suor Sofia era una bella suora, alta di statura, raffinata nel tratto, con un sorriso abbozzato che le illuminava gli occhi; parlava dolcemente e aveva uno sguardo rassicurante; con la sua mitezza e la sua gentilezza attirava facilmente le ragazze della parrocchia che la cercavano e amavano stare con lei, per conversare e ricevere consigli: in questo modo raggiungeva anche le loro famiglie, entrando in problematiche e situazioni in cui molto spesso neanche i sacerdoti potevano entrare, confermando quanto il Fondatore ha scritto: ”La donna fu dotata da Dio di tanta forza morale, di tanta efficacia di persuasione, che può far del bene al pari dell’uomo e talora con maggior frutto” (Conferenza sullo Zelo San Vincenzo Grossi).
Suor Sofia in comunità faceva la cuoca e assisteva nella ricreazione i bambini della Scuola: aveva un amore particolare per i più piccoli che accudiva con cura e tenerezza: ricordo quando portava con sé in cucina i bambini che piangevano per il distacco dalla mamma o perché ripresi dalle suore dopo una marachella; li sapeva intrattenere, sotto il grande tavolo della cucina, e li calmava ascoltando musica, mentre lei si dedicava a preparare il pranzo: dalle sue mani uscivano pietanze gustose che si moltiplicavano miracolosamente per i tanti bambini che frequentavano l’Asilo.
Suor Sofia aveva anche un bel rapporto con i sacerdoti: con il parroco della Ramera, aveva una relazione di stima e amicizia, durata nel tempo, tanto che fino ad oggi quando si incontravano ricordavano i bei momenti vissuti insieme.
Con i sacerdoti suor Sofia collaborava, parlava, esprimeva il suo pensiero quando c’era bisogno, ma soprattutto pregava e offriva le fatiche quotidiane.
Suor Sofia in comunità era generosa e intraprendente, sapeva preparare delle buonissime torte che offriva per merenda alle sorelle stanche della giornata. Aveva instaurato anche delle belle amicizie con alcune sorelle, nella schiettezza e nella libertà, che l’hanno fatta maturare affettivamente e che sono state di sostegno per lei nei momenti difficili della sua vita.
Tra i diversi cambiamenti, le comunità dove è stata più tempo, oltre a Ramera, sono state le comunità di Genova e di Roma, dove oltre a svolgere il suo servizio da cuoca, ha saputo adattarsi a tutte le mansioni e ha continuato ad accompagnare generazioni di giovani donne, con la sua saggezza e la sua esperienza.
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